gagliavone: gorgo d'acqua,
piccola cascatella di fiume con gorghi di risucchio
gallenacce (lu): tacchino
gambitìne: gambe
gammatta: gomitolo
ganasse: guancia
gangàle, gangalètte: càrdine
ganghe (la): mandibola
garigàglie: pappagorgia. "Ddiè lu bindiche, tè na bella garigàglie" (Dio
lo benedica, ha una bella pappagorgia). Il concetto di "grasso uguale
salute", è ancora molto radicato nei paesi abruzzesi. È infatti tipica
la frase: gnà stà bielle grasse, Ddiè lu bindiche, i luce la facce
(com'è bello grasso, Dio lo benedica, gli luccica la faccia)
gargarozze: pomo di Adamo
garzamelle: viscere, interiora
gemeje: giammai
giangrassêne (lu): grassone
giannizz' (lu): colpo di vento freddo
giggiliosse: soprannome derivato da Gigi tutt’ossa individuo magrissimo
gigomme: gomma da masticare
Gioanìna: Giovanna
giravìte: cacciavite
giunde: giunture
glienne: ghianda
gliòmbere: gomitolo (solitamente di lana). Nonostante la sua stranezza
fonetica, questo termine viene ancora oggi usato correntemente.
Decisamente sorprendente l'etimo che va ricercato nel termine greco
glòmmiros (gomitolo, appunto). Come sia approdato fino a noi resta un
mistero, ma certamente il "contagio" deve aver avuto luogo in un passato
molto remoto
gliutte: cosa dal sapore sgradevole e difficile da ingoiare
gloria: falo’
gnà, gnè: questi due bizzarri monosillabi traducono il termine italiano
"come" (nelle domande il primo, nelle risposte il secondo). Dietro
l'apparente indecifrabilità dell'etimo, si nascondono semplicemente le
forme contratte del verbo "insegnare" ai tempi dell'imperativo
(esortativo) e del futuro (concessivo - dimostrativo). Negli esempi
scritti che seguono è sicuramente più facile stimare il meccanismo di
tali contrazioni:
gnà stié? (domanda: come stai?) "inse-gna-mi (dimmi, indicami) come
stai" (esortativa);
gnè nu pape (risposta: come un papa! - benissimo!) "ti inse-gne-rò (ti
dirò che, ti confesserò che) sto come un papa (concessiva -
dimostrativa).
Modi di dire: A parte i due piccoli esempi citati sopra, in dialetto
abbiamo integralmente la stessa gamma fraseologica della lingua
italiana.
"Gnà si fatte?" (come hai fatto?);
"gnè bielle!" (come è bello! - dimostrativa -) ecc. Particolarmente
gustose sono alcune forme idiomatiche assai ricorrenti, in quanto
allusive a fatti o racconti da cui trarre insegnamenti morali o di vita.
Fra queste vi riproponiamo le seguenti:
"Ha fatte gnè culle chi piscette a li fichere…!" (si è comportato come
quel tizio che fece la pipì sui fichi!). - L'espressione fa riferimento
ad un noto racconto in cui il protagonista, ad un certo punto della
storia, orina con spregio sulle scorze di quei fichi che, più avanti
nella narrazione, sarà costretto a mangiare per necessità. L'aneddoto
vuole mettere in guardia dal compiere azioni avventate o maldestre per
colpa delle quali si potrebbe provare in seguito un inutile pentimento
o, peggio, subire umiliazione;
"Gnè lu cunte di lu cuscinille…" (come "il racconto del piccolo
cuscino")
In questo caso si fa riferimento ad una notissima quanto lunga fiaba per
bambini che veniva narrata allo scopo di intrattenere il più a lungo
possibile gli ascoltatori. In essa si raccontava, con dovizia di
particolari ed attraverso intricate vicende, il tentativo di recuperare
un piccolo cuscino prodigioso che era stato smarrito o, secondo altre
versioni, trafugato. Sul punto di recuperare il prezioso "cuscinille",
il protagonista della fiaba veniva beffardamente depistato dagli altri
personaggi della vicenda che
sistematicamente gli dicevano: "va chiù bballe ca lu truove!" (vai più
avanti ché lo troverai!). La frase era il "tormentone" di tutta la fiaba
ed i piccoli ascoltatori, grazie a questo espediente narrativo, venivano
intrattenuti a lungo e tenuti a bada. Ancora oggi, quindi, si cita
questo celeberrimo racconto per l'infanzia col chiaro intento di
ironizzare sulle lungaggini di una narrazione o su un complicato e
paradossale svolgersi di eventi
gnaddì: subito
gnà stì?: come stai?
gnàgnere (la): stato di insoddisfazione
gnannére (la): ghiandola gnelite: gelato
gnettande: come tanti
gnettechète: impaurito
gnettechì: impaurire
gnille: agnelline
gnillùcce: agnellino
gnillòne: agnellone
gnirrichìte: ridotto pelle e ossa, deperito, magro
gnisciunu: nessuno
‘gnore: signore
gnorimà: signor maestro
gnostre (lu): inchiostro
gnucchele (li): gnocchi
gnucculêne (nu): rimbambito
gnuzzève: s’ingozzava
gramacce: gramigna. Pianta erbacea perenne dannosa alle coltivazioni per
la rapidità con cui si propaga
gramigne: erbacce
granara, granare: scopa
grandìgne: mais
grantènie: granoturco
grasce, grascia (la): abbondanza
grasciatare: grembiule in pelle per la mungitura
grastillere: grata fatta di canne che, sospesa al soffitto, era
utilizzata per essiccare il formaggio
graticce: trappola per la cattura o l'uccisione di animali selvatici
commestibili o da pelliccia. Solitamente si trattava di un sasso
piuttosto pesante che cadeva sulla preda. A Fallo, in località "Lu
Cucù", ne esiste una per la cattura delle volpi. Consiste di due grossi
sassi piatti sovrapposti, uno dei quali era sollevato da un lato e
sorretto da un bastone di legno. Sotto quest'ultimo era posta l'esca (di
solito carne). Quando la volpe tentava di strappare via la carne, faceva
cadere il bastone ed il sasso le si abbatteva addosso schiacciandola.
gravara: detriti
grefe: amuleto che si appendeva, per mezzo di una cordicella, al collo
dei bambini per tenere lontane le streghe. Si trattava di un pezzo di
tessuto contenente le cose più disparate: immagini di santi, ciuffi di
peli di cane, crini di cavallo, ritagli di stoffa intinti nell'acqua
santa, ecc.
grotte: grotta
grufe: broncio, cipiglio. Termine di cui si trovano pochissime tracce
del corrispettivo italiano. Solitamente una persona con "la grufe" è
colui che ha la fronte aggrottata, ma genericamente il vocabolo è
utilizzato anche per indicare un individuo dall'aspetto poco solare. Il
termine potrebbe derivare dal verbo grufolare, azione che fa il maiale
nel cercare il cibo e che lo costringe quindi ad
arricciare il muso. La parola la troviamo però anche in un antico
documento risalente al 1700 ("La Pragmatica" degli Ebrei Romani del
secolo XVII) che di seguito riportiamo:
… Com`anco si proibisce espressamente alle Donne maritate il portar
capelli con gricci avanti alla fronte, come quelli, che si dicono grufe,
...
In questo caso quindi il termine "grufe" è utilizzato per indicare un
modo di portare i capelli: arricciati sulla fronte dando così
l'impressione di avere la stessa aggrottata. Modi di dire:
"E rite 'na 'nzegne, ca tiè sempre la grufe!" (e sorridi un po', che sei
sempre imbronciato!)
guandìre, guandière (la): vassoio
guanne: quest'anno
guandière: vassoio
guarnélle (lu): sottoveste
guappe (lu): tipo che la sa lunga
guazze (la): rugiada
guccetta, guccitte: botola
guerriere: guerriero, soldato |